Il luogo che ci ospita, Villa Sanfelice di Monteforte, fu costruito nella seconda metà del 1800 nell’ambito del progetto di colmata a mare che avrebbe portato alla realizzazione parallela di via Caracciolo e di viale Elena. Dopo molti anni in cui in questo appartamento ha vissuto la famiglia che da il nome alla Villa, fino allo scorso anno questi grandi spazi sono stati occupati dall’unica dipendente di una compagnia di assicurazione che nel 1986 ha chiuso entrando in una procedura di amministrazione coatta che oggi non si è ancora chiusa. Siamo, pertanto, in un luogo simbolo di progettualità, riorganizzazione, innovazione. Di storia e nobiltà. Ma anche di burocrazia e opportunità sprecate.
Vorremmo che da oggi diventasse un luogo di incontro, scontro, ma soprattutto confronto.
Ci piacerebbe iniziare a elaborare un modello di sviluppo che non sia di semplice allineamento al resto del paese e dell’Europa, ma un modello che, ovviamente relazionandosi ad un contesto più ampio e oramai globale, sfrutti le intelligenze, le competenze, le risorse che questo nostro Sud alimenta e conserva da sempre. Bisogna pensare, o meglio, ripensare al SUD come al centro del rilancio sociale, economico e culturale del nostro Paese. Affinché questo sia possibile è innanzitutto indispensabile rinunciare a logiche assistenzialistiche. Esaltando le nostre specificità, l’arte, la cultura, l’artigianato, il nostro rigore scientifico, la nostra creatività estetica e la nostra manualità, dobbiamo puntare tutto sul nostro capitale umano, i GIOVANI, e la loro capacità di attrarre giovani da altre latitudini, grazie alla naturale attitudine che essi stessi hanno di creare network, fare rete e lavorare insieme.
“Marco Salvatore, discorso Inaugurale, 18 giugno 2019”